NESSUNO SI RIBELLA AL DISFACIMENTO TOTALE:
PREPARATEVI A MORIRE AL FRONTE PER IL NON BINARIO NEMO
MELONI: RIMPATRIATI 6.400 CLANDESTINI SU 175MILA SBARCATI
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GOVERNO LO SA: “MIGRANTI SECONDA GENERAZIONE ODIANO L’ITALIA”
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RECORD SBARCHI: IMMIGRAZIONE È PIANIFICATA PER SOSTITUIRE ITALIANI
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IMAM:”PRENDEREMO IL POSTO DEGLI ITALIANI”
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SCUOLE ‘ITALIANE’ PIENE DI STRANIERI UNA PRIGIONE PER I NOSTRI FIGLI
hanno scoperto come farsi pubblicita’ gratis:
FACENDO I FINTI MARTIRI …QUESTA POI TOCCA IL FONDO , REGIME ????
UNA TAC URGENTE AL CERVELLO !!!!!!!!!!!!!!
CARNEADE ORA CHE S’E’ FATTO UNA BELLA PUBBLICITA’….
PUO’ SMETTERE DI ROMPERE I DIMAI ?
ecco:
Repubblica per criticare la Meloni cita Al Jazeera (che finanzia Hamas)
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Francesco Specchia 13 maggio 2024
Il giornalismo è negli occhi di chi guarda; è la ricerca «non della verità ma della miglior versione della verità possibile», insegnava il premio Pulitzer Bob Woodward. Bisognerebbe che i colleghi di Repubblica tenessero conto del maestro liberal delle inchieste, prima montare come maionese impazzita il caso “Al Jazeera analizza le proteste dei giornalisti Rai per TeleMeloni”, in un articolo pubblicato sull’edizione di sabato del quotidiano di Molinari; pezzo naturalmente rimbalzato, via social, tra gli indomiti crociati dell’orchitico “Caso Scurati”.
Oramai, ogni volta che viene evocato il “monologo antifascista” commissionato allo scrittore e non andato in onda il 25 aprile a Che sarà di Serena Bortone, ecco, da sinistra, lo scatto pavloviano, la crisi di nervi accompagnata da scarmigliate accuse di nazifascismo. Comprensibile, per carità. Ognuno ha gl’impeti freudiani che si merita. Epperò, tralasciando le trite, estenuate versioni sullo Scurati oscurato, qui il vero problema è un altro. Il problema è che qui Repubblica cita il podcast di Tariq Nafi, collega dell’emittente del Qatar. Il quale, da Doha, riferisce che, dopo Scurati, «i giornalisti Rai hanno organizzato uno sciopero per quello che il loro sindacato ha definito un controllo soffocante da parte dell’amministrazione di Giorgia Meloni e il tentativo di trasformare la rete in “un megafono del Governo”». E che, soprattutto, «è ordinario che in Italia i governi nominino persone lealiste le posizioni di vertice in Rai», sottolinea il giornalista di Al Jazeera, come un Di Trapani qualsiasi, «ma da quando è entrata in carica nel 2022 l’interferenza percepita di Meloni nell’emittente ha indotto alcuni presentatori e dirigenti di alto livello ad andarsene». Non è tutto.
“Minacce di morte alle giornaliste che non hanno scioperato”: scandalo in Rai
LIBERTÁ DI STAMPA
La stessa emittente qatarina, pochi giorni prima, aveva informato che «in quanto emittente pubblica i cui vertici sono scelti dai politici, l’indipendenza della Rai – che ha una quota di ascolto in prima serata pari a circa il 39% – è sempre stata oggetto di dibattito. L’arrivo al potere di Meloni, che ha formato una coalizione con il partito di estrema destra della Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi, ha raddoppiato le preoccupazioni»; e tra le preoccupazioni c’era, ça va sans dire, il calo della nostra libertà di stampa al 41° posto nel World Press Freedom Index (nel 2022 eravamo al 58° posto, ma fa nulla, ndr…). Ora, diamo per scontata la livorosa infondatezza dei testi e l’ammirevole costruzione di una realtà parallela, ché richiederebbero un pezzo a parte.
Resta il vero problema: l’esaltazione, appunto, e l’ostensione, da parte di Repubblica, del pensiero di Al Jazeera a modello assoluto di verità e difesa dei diritti civili. Ragazzi, Al Jazeera. Al Jazeera che denuncia l’autocrazia in Italia. Suvvia, Al Jazeera. Cioè la tv che dal 1996, fondata dall’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa al-Thani e diretta dal di lui cugino Hamad bin Thamer Al Thani, viene ripetutamente «accusata di fomentare il radicalismo islamico, Al Jazeera ha più volte trasmesso i messaggi audiovisivi dei leader dell’organizzazione terroristica al-Qaida e di movimenti ad essa collegati», scrive l’enciclopedia Treccani.
NEMMENO BUONA COME CARTA IGIENICA !!
al peggio non v’e’ mai fine
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SE POI TRA QUALCHE ANNO, MORE SOLITO, RISULTERA’ INNOCENTE……
CHI OGGI L’ACCUSA DOVRA’ ESSERE ESILIATO PER SEMPRE OLTRE A PAGARNE LE CONSEGUENZE IN $$$
Giovanni Toti prepara la controffensiva
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Pietro Senaldi 11 maggio 2024
Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, si dimette oppure no? Pagare moneta, vedere cammello. Lui non è assolutamente intenzionato a lasciare. Nella sua casa delle vacanze ad Ameglia, un paradiso a un passo da Lerici, estremo Levante, dove è confinato agli arresti domiciliari da martedì scorso, il governatore studia le carte, con il solo conforto della moglie, la giornalista Siria Magri, al suo fianco.
Viene descritto lucido e combattivo, molto amareggiato però. Certo della sua innocenza, vive l’inchiesta come un processo al suo modo di far politica, alla sua visione, più che alla sua persona. Ha dedicato alla Liguria gli ultimi nove anni della sua vita e l’ha oggettivamente trasformata, coniugando un rilancio turistico che ha portato questa terra a sedici milioni di presenze l’anno a un piano di sviluppo che prevede allargamento del porto fino a raddoppiarne i volumi di traffico, diga, tre ospedali, tunnel subportuale da sei corsie che liberi Genova dal traffico, facendolo scorrere sotto quattro chilometri di area verde in pieno centro, quadruplicamento della ferrovia fino a Milano e molto altro.
Giovanni Toti non basta, caccia grossa dei pm in Liguria: ora mirano a Bucci
Ora gli rimproverano di aver pensato in grande e aver agito come un doge. L’opposizione è già in campagna elettorale, tutti insieme con il grigio Andrea Orlando, eterno vice del Pd messo in panchina da Elly Schlein nonché ex ministro della Giustizia rilanciato da questa inchiesta che ha decapitato la Regione. Lo slogan è che bisogna cambiare il sistema, che è un po’ come dire stravolgere l’Inter dopo quest’anno di record e successi, un programma piuttosto illogico, come del resto la nostra politica, specie quando si mischia alla giustizia.
Pagare moneta, vedere cammello, si diceva. «Toti sta pensando alle dimissioni, ma è una decisione politica che spetta a lui e che però non può prendere da solo bensì dopo una verifica con le persone e le forze politiche che lavorano con lui» spiega ai cronisti l’avvocato Stefano Savi, annunciando che presenterà istanza di revoca degli arresti domiciliari e, in caso di rifiuto, farà ricorso al Tribunale del Riesame. È una semplice constatazione: per dimettersi è necessario un confronto e, per averlo, bisogna essere liberi; il che non significa essere per forza prossimi dimissionari, perché il governatore è un gran combattente e non si fa intimidire facilmente. Resisterà fino all’ultimo istante in cui sarà possibile, anche perché la politica è la sua sola fonte di reddito, lui con il governo della Regione non ha messo via un soldo e il processo, comunque vada, è una sciagura economica oltre che politica.
E poi il centrodestra gli chiede di non mollare, l’arresto ha sorpreso tutti nella sua inutilità, visto che sarebbe bastato un avviso di garanzia, e la maggioranza deve prendere tempo per studiare un piano alternativo. In caso la situazione peggiori, ci vuole un candidato in grado di convincere, di allargare la maggioranza oltre il perimetro dei partiti nazionali, capace di intercettare il voto civico, quello che Toti aveva portato in dote; perché da soli, non si vince. La sinistra invece è prontissima, quasi sapesse, o quantomeno preavvertisse. Questa inchiesta è un tonificante per i dem, che avevano appena perso 31 esponenti trasmigrati verso Azione, che fino a ieri strizzava l’occhio al governatore e oggi lo ripudia.
Una cosa pare comunque certa: la libertà non arriverà prima del voto per le Europee di inizio giugno. Se il giudice revocasse gli arresti nei prossimi giorni, smentirebbe la tesi per cui li ha disposti, ossia il pericolo della reiterazione del reato di corruzione elettorale. Allo stesso modo però, passate le consultazioni, viene meno di per sé la motivazione del fermo. La grande incognita è rappresentata invece dal contenuto delle novemila pagine di inchiesta non ancora rese pubbliche. Toti ieri davanti ai giudici si è avvalso della facoltà di non rispondere anche perché, ignorandone il contenuto, non avrebbe potuto difendersi efficacemente. L’appuntamento è rimandato alla prossima settimana, o a quella dopo ancora, quando la difesa si sarà preparata e potrà controreplicare efficacemente. Al momento, la sola accusa solida è di usare frasi infelici al telefono con gli armatori, però non è un reato e non serve essere un maestro del diritto per comprendere che, chiunque, al porto parla diversamente che a Buckingham Palace.
altro non sanno fare:
Non solo don Patriciello. Così la sinistra deride chi simpatizza per Meloni
11 Maggio 2024 – 21:23
Da don Patriciello alla cantante Arisa ecco tutti i vip e i politici criticati e sbeffeggiati per aver elogiato Giorgia Meloni
Ascolta ora: “Da Arisa a don Patriciello, così la sinistra deride chi simpatizza per il premier”
La partecipazione a un convegno può essere considerata un’onta? Per la sinistra italiana, evidentemente, sì. Il caso di don Maurizio Patriciello sbertucciato da Vincenzo De Luca non è un episodio isolato.
Puoi essere anche un famoso prete anti-camorra, ma se ‘familiarizzi’ col ‘nemico’, per il funambolico presidente della Regione Campania, subito diventi “il Pippo Baudo dell’area nord di Napoli, con relativa frangetta” e non meriti neppure la solidarietà di Elly Schlein e Giuseppe Conte. Ovviamente, la stessa sorte è toccata agli altri vip che hanno partecipato al convegno sul premierato che si è tenuto pochi giorni fa alla Camera. “È stato un momento di commozione vedere la Meloni che presenta il suo progetto a noti costituzionalisti, fra i quali ho notato in particolare Iva Zanicchi, Pupo”, ha detto sempre De Luca nel corso della sua consueta diretta Facebook. Il governatore della Campania, però, non è stato il solo a irridere il noto cantante per la sua partecipazione a quell’evento.”Lo sponsor della riforma del premierato della Meloni è Pupo colui che mentre la Russia bombardava la popolazione Ucraina cantava senza problemi a Mosca”, ha detto il leader di Europa Verde, Angelo Bonelli che aggiunge: “Pupo guarda alla Meloni per avere una premier forte allo stesso modo di come sostiene Putin”.
Don Patriciello insultato da De Luca: il silenzio di Schlein e Conte
Un’altra cantante che nei mesi scorsi è stata fortemente criticata per gli apprezzamenti espressi nei confronti del presidente del Consiglio è stata Arisa che, intervistata da Peter Gomez durante il programma ‘La Confessione’, aveva a osato dire: “La Meloni mi piace perché ha molta cazzimma”. E, un istante dopo, ben consapevole delle critiche andava incontro, aveva aggiunto: “Questa cosa andrà contro di me. Una volta ho fatto un discorso dicendo che la signora Meloni mi piacesse. Tutti i miei amici mi avevano sconsigliato di farlo, affermando che sarei stata accusata di essere fascista”. Le critiche e le battute non si sono sprecate neppure per il comico Pino Insegno, uscito con le ossa rotte dal flop del ‘Mercante in fiera’, colpevole di essere amico ed estimatore della Meloni. “La cacciata di Flavio Insinna per fare posto a Pino Insegno non è certo leggibile ‘politicamente’. È una inspiegabile porcheria ai danni di un professionista impeccabile per fare posto a un simpatico amicone dei nuovi capi”, aveva scritto su Repubblica Michele Serra.
HANNO DERISO PESANTEMENTE ANCHE IL CARD. BIFFI ED ORIANA FALLACI : LA STORIA HA DATO LORO RAGIONE !!!
E’ L’IGNORANZA CHE VI FREGA !!!!
“Non è censura, è dissenso”. Ecco il nuovo mantra della sinistra
10 Maggio 2024 – 18:37
Impedire a un politico di parlare è un “atto fascista” se arriva da destra. Se, invece, arriva da sinistra è “dissenso”. Questo è il nuovo mantra dell’opposizione per giustificare le proteste contro il ministro Roccella
I CASI SONO DUE: O NON CONOSCETE LA STORIA OPPURE SONO IN MALAFEDE E CON UN Q.I. DI -2
IL FASCISMO VERO, QUELLO DI 100 ANNI FA AVEVA GLI STESSI COMPORTAMENTI DEGLI ATTUALI FINTI CONTESTATORI : DISPREZZO PER LA DEMOCRAZIA, PREVARICAZIONE DEGLI AVVERSARI POLITICI, VIOLENZA ED ARROGANZA DEMENZIALE , ANCHE UNA VONGOLA PUTREFATTA NE AFFERRA LE ASSOLUTE SOMIGLIANZE !!
perchè non è forse vero ?
FANNO DI TUTTO PER MOSTRARSI, PER PRETENDERE ATTENZIONI MA SE LO DICI TI ZITTISCONO !!
QUANDO IL CERVELLO HA IN DOTAZIONE MEZZO NEURONE (avariato) A QUESTA GENTE BASTA SOLO ERUTTARE LA PAROLA :”SIETE TRANSFOBICI”
L’aria che tira, Laura Tecce: “Sono trans-femministe, basta guardarle”. Caos in studio
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“Anche la ministra Roccella, come il presidente Pertini, ha fatto salire sul palco la studentessa. Che poi studentessa, sono trans-femministe, basta guardarle”. Laura Tecce commenta con un certo sprezzo quanto accaduto giovedì a Roma agli Stati generali della Natalità, con la ministra della Famiglia Eugenia Roccella costretta ad abbandonare il palco. E in studio a L’aria che tira, su La7, si scatena il putiferio.
“Basta guardarle che significa?”, contesta sorridendo David Parenzo. “Anche io sono trans-femminista – sottolinea ben più piccata Angela Azzaro, giornalista dell’HuffingtonPost – cos’ho? Anche io mi definisco così, è razzismo”. “Si vede che sono appartenenti a questo gruppo ideologico”, precisa la Tecce. “Ma è offensivo inquadrare ognuno di noi in base ai caratteri somatici”, protesta ancora la collega.
“Hanno fischiato anche una donna incinta”. Furia Roccella: “Saviano e Scurati, dove siete?”
“Io non ho offeso nessuno – ribatte la Tecce -, dov’è l’offesa? Si vede chiaramente dal loro modo di presentarsi che sono trans-femministe”. “E’ come dire ‘guarda che razza di faccia hanno queste'”, è la traduzione di Parenzo.
LE GUARDI E CAPISCI. POI SE PARLANO …E’ FATTA !!!