UNA MANDRIA D’INVASATE:

“Gli uomini devono prendere atto”. Le dem vogliono dalla Schlein un giro di vite

4 Marzo 2023 – 20:26

Dopo la vittoria dell’ex sardina le femministe e, più in generale, le donne del Pd chiedono un cambio di passo: “Ora parta la lotta al patriarcato”

Francesco Curridori

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“Siamo pronte alla lotta al patriarcato altrimenti non avremmo appoggiato Elly Schlein”. Le sostenitrici della neosegretaria del Pd si aspettano grandi cambiamenti, sia dentro sia fuori dal partito.

“In generale, la politica in Italia è maschilista”, è la premessa della deputata Maria Cecilia Guerra che, parlando con ilGiornale.it, si augura che la lotta al patriarcato vada avanti perché è necessario “mettere in discussione le incrostazioni molto forti che portano a profonde disuguaglianze di genere”. La collega Chiara Braga, fedelissima della Schlein, assicura che gli uomini dentro il Pd, però, non saranno relegati necessariamente in ruoli di secondo piano ma “dovranno prendere atto che c’è un protagonismo femminile che si è affermato a partire dalla segretaria, grazie alle primarie e – aggiunge la deputata piddina – dovranno dare una mano per rendere più giusta la distribuzione del potere tra generi”. I primi a farne le spese potrebbero essere i governatori della Campania e della Puglia, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano che, nel corso della campagna congressuale hanno appoggiato Stefano Bonaccini. “Penso che anche in alcune parti del Paese dove il nostro partito non ha premiato donne capaci e rappresentative sia ora di cambiare solfa”, profetizza Braga. Ma la lotta al patriarcato non riguarderà solo la gestione del partito ma anche la vita quotidiana delle donne “perché è vero che abbiamo una donna presidente del Consiglio, ma sembra non interessarsi per niente a migliorare la condizione delle donne”.

“Schlein ha vinto grazie a Giorgia Meloni”. La verità dei sondaggisti

Le femministe si aspettano, dunque, che la neosegretaria combatta le diseguaglianze di genere sui temi del lavoro, della parità salariale e del congedo parentale per i figli. La deputata cuneese, Chiara Gribaudo, spiega: “Ora le femministe si aspettano una battaglia vera a favore delle donne e dell’occupazione femminile, non come la Meloni che ha tagliato Opzione Donna”. Anche Anna Rossomando, vicepresidente di Palazzo Madama e senatrice dem attacca il premier per aver “demolito” Opzione Donna e ribadisce: “Le leadership femminili devono essere anche femministe altrimenti non si producono quelle politiche necessarie per una vera parità e non si riconosce un’altra visione del mondo”. A tal proposito, la senatrice rivendica: “Il Partito democratico per la prima volta ha una segretaria donna e decisamente femminista”. Un’affermazione, quella della Schlein, che è “il risultato del confronto interno degli ultimi anni ha portato quattro donne ai più alti livelli istituzionali e politici in Parlamento, le vicepresidenti di Camera e Senato, tra cui – conclude Rossomando – la sottoscritta e le due capogruppo”.

POVERETTE…FANNO DAVVERO PENA …QUASI SCHIFO …NON PARLANO DI CAPACITA’, DI CULTURA, D’ABILITA’ MA DI LOTTA AL PATRIARCATO .

LE VERE DONNE ,ALLA MONTALCINI ,NON HANNO AVUTO BISOGNO DI LOTTE AL PATRIARCATO O DI QUOTE ROSA IMPARATE GALLINELLE !!

LE VERE DONNE , QUELLE CON CAPACITA’….

TIPO MONTALCINI, HACK & SIMILI NON HANNO AVUTO BISOGNO DI LOTTE AL PATRIARCATO O DI QUOTE ROSA…POVERE GALLINELLE !!

“Gli uomini devono prendere atto”. Le dem vogliono dalla Schlein un giro di vite

4 Marzo 2023 – 20:26

Dopo la vittoria dell’ex sardina le femministe e, più in generale, le donne del Pd chiedono un cambio di passo: “Ora parta la lotta al patriarcato”

Francesco Curridori

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“Siamo pronte alla lotta al patriarcato altrimenti non avremmo appoggiato Elly Schlein”. Le sostenitrici della neosegretaria del Pd si aspettano grandi cambiamenti, sia dentro sia fuori dal partito.

“In generale, la politica in Italia è maschilista”, è la premessa della deputata Maria Cecilia Guerra che, parlando con ilGiornale.it, si augura che la lotta al patriarcato vada avanti perché è necessario “mettere in discussione le incrostazioni molto forti che portano a profonde disuguaglianze di genere”. La collega Chiara Braga, fedelissima della Schlein, assicura che gli uomini dentro il Pd, però, non saranno relegati necessariamente in ruoli di secondo piano ma “dovranno prendere atto che c’è un protagonismo femminile che si è affermato a partire dalla segretaria, grazie alle primarie e – aggiunge la deputata piddina – dovranno dare una mano per rendere più giusta la distribuzione del potere tra generi”. I primi a farne le spese potrebbero essere i governatori della Campania e della Puglia, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano che, nel corso della campagna congressuale hanno appoggiato Stefano Bonaccini. “Penso che anche in alcune parti del Paese dove il nostro partito non ha premiato donne capaci e rappresentative sia ora di cambiare solfa”, profetizza Braga. Ma la lotta al patriarcato non riguarderà solo la gestione del partito ma anche la vita quotidiana delle donne “perché è vero che abbiamo una donna presidente del Consiglio, ma sembra non interessarsi per niente a migliorare la condizione delle donne”.

“Schlein ha vinto grazie a Giorgia Meloni”. La verità dei sondaggisti

Le femministe si aspettano, dunque, che la neosegretaria combatta le diseguaglianze di genere sui temi del lavoro, della parità salariale e del congedo parentale per i figli. La deputata cuneese, Chiara Gribaudo, spiega: “Ora le femministe si aspettano una battaglia vera a favore delle donne e dell’occupazione femminile, non come la Meloni che ha tagliato Opzione Donna”. Anche Anna Rossomando, vicepresidente di Palazzo Madama e senatrice dem attacca il premier per aver “demolito” Opzione Donna e ribadisce: “Le leadership femminili devono essere anche femministe altrimenti non si producono quelle politiche necessarie per una vera parità e non si riconosce un’altra visione del mondo”. A tal proposito, la senatrice rivendica: “Il Partito democratico per la prima volta ha una segretaria donna e decisamente femminista”. Un’affermazione, quella della Schlein, che è “il risultato del confronto interno degli ultimi anni ha portato quattro donne ai più alti livelli istituzionali e politici in Parlamento, le vicepresidenti di Camera e Senato, tra cui – conclude Rossomando – la sottoscritta e le due capogruppo”.

FUORI DAL TEMPO, FUORI DAI PROBLEMI VITALI, FUORI DI TESTA !!

QUESTI TRE

MANIFESTANO ASSIEME CONTRO “IL FASCISMO”…DAI NON FANNO PENA, TENEREZZA E SCHIFO ?

SOTTO IL FONDO….

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Elly Schlein, tornano in piazza i suoi amici “gretini”

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Fausto Carioti 03 marzo 2023

Elly Schlein, tornano in piazza i suoi amici “gretini”

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Con un occhio speranzoso rivolto ad Elly Schlein, oggi sfilano in 56 città italiane gli eco-fondamentalisti del movimento Fridays for future, nel primo sciopero globale per il clima del 2023. Pretendono l’addio immediato ad ogni fonte fossile (e criminale chi si oppone), ma non solo: le rivendicazioni dei seguaci di Greta Thunberg includono ormai ogni possibile luogo comune dell’ideologia anti-capitalista e multi-gender.

L’«ecotransfemminismo», ad esempio: qualunque cosa sia, tengono a far sapere che per loro è cruciale. Nell’appello a partecipare alle proteste odierne (nel quale abbonda la “schwa”, la vocale neutra cara a Michela Murgia), scrivono che «il 3 marzo è una data in cui ci aspettiamo che i movimenti ecofemministi, transfemministi e per la giustizia di genere e delle comunità Lgbtqia+ animeranno, insieme a noi, le piazze di tutta Italia, così come certamente avverrà nella data dell’8 marzo, riportando l’attenzione sui temi del transfemminismo e della violenza sulle donne».

COLPA DEL CAPITALISMO – Il Kurdistan è indicato come modello di una società «fatta di educazione, di studio e autocritica, di diversità, di lotta al patriarcato, di creazione delle prime forme assembleari solo femminili». Fenomeni come pandemia e la guerra, spiegano nel documento, hanno la stessa causa: «La direzione iniqua, consumista e ingiusta che il sistema economico globale ha preso». Pure la diffusione del Covid, insomma, si deve al capitalismo.

Chiedono quindi al governo (e ai contribuenti) «l’abbassamento dei costi dell’elettricità» (che significa caricarne il peso sulla tassazione generale), «la creazione di posti di lavoro» (convinti, come i loro amici grillini, che questi si possano produrre per decreto), la messa sui binari di altri «650 treni regionali, 180 treni metropolitani e 320 tram», misure di «disincentivo all’utilizzo delle auto personali», il mantenimento del Superbonus ed altri «interventi immediati per il nostro benessere psicologico, sociale e climatico».

Un’agenda di sinistra radicale che va oltre l’ecologia. Normale, quindi, che con loro scenda in piazza la Cgil di Maurizio Landini, in nome della «giustizia climatica e sociale» e per protestare contro «il governo Meloni, che continua sulla vecchia strada delle fonti fossili». Ci saranno pure i rossoverdi di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che danno i «numeri della lotta»: 3 marzo sciopero globale per il clima, 4 marzo manifestazione «per ribadire che Firenze e l’Italia sono antifascisti» e l’8 marzo «Sciopero transfemminista per la giustizia di genere e delle comunità Lgbtqia+». Al quale, come visto, parteciperanno anche i discepoli di Greta.

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UN PRETESTO AL GIORNO – Quello di oggi, insomma, sarà il seguito delle marce pacifiste della scorsa settimana, l’antipasto della protesta di domani a Firenze, dove sfileranno anche la Schlein e Giuseppe Conte, ed il prodromo dei cortei femministi, anzi «transfemministi», programmati per la Festa della donna. Occasioni per mettere assieme le sigle dell’opposizione, più o meno sempre le stesse, e mobilitarle contro il governo con un pretesto di volta in volta diverso.

È soprattutto dalla Schlein che i gretini si attendono una sponda. Illoro programma, a maggior ragione ora che è infarcito di lotta al patriarcato frammischiata a terzomondismo e rivendicazioni sociali, è perfettamente sovrapponibile a quello di lei. Avversione al libero mercato, «intersezionalità», penalizzazione del trasporto privato, moltiplicazione dei treni e degli altri mezzi pubblici, trasformazione delle strade in piste ciclabili, imposizione di pesanti ristrutturazioni ai proprietari di immobili: tutto quello in cui credono loro, lei lo ha messo nella mozione con cui ha vinto le primarie del Pd. Non lo ha fatto solo per farsi votare da loro: sin da quando è apparsa sulla scena, la setta dell’eco-sacerdotessa svedese è uno dei punti di riferimento della Schlein. Che nel libro scritto un anno fa elogia Greta, «con la sua giovane età, i suoi cartelli e la sua rabbia», perché «è diventata un potentissimo simbolo delle nuove generazioni cui si sta rubando il futuro», e i Fridays for Future, poiché «hanno contribuito in maniera straordinaria a portare l’attenzione mediatica sull’emergenza climatica in corso, a farle scalare l’agenda politica di molti governi e dell’Unione europea». Piena sintonia, dunque. «Staremo a vedere cosa Elly Schlein riuscirà a fare», ha detto ieri alle agenzie di stampa uno dei portavoce del movimento. Ma cervelli così sono destinati ad incontrarsi e lo sanno pure loro.

POCHE IDEE MA BEN CONFUSE:

Elly Schlein e il dittatore comunista Maduro? Imbarazzo nel Pd

Elly Schlein e il dittatore comunista Maduro? Imbarazzo nel Pd

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A inguaiare Elly Schlein non ci sono solo le posizioni sull’Ucraina o i vecchi, livorosi tweet contro Enrico LettaFrancesca Boccia o Marco Travaglio (il consigliere dell'”alleato naturale” Giuseppe Conte, dunque non proprio una gran partenza). La neo-segretaria del Pd, tutta falce, martello, diritti Lgbtq, fluidità e odio per la destra, già etichettata come la anti-Meloni, per evitare polemiche immediate nelle ultime ore ha glissato sulle proprie simpatie per l’estrema sinistra.

“Rischio terremoto”: profezia-Mannheimer, perché la Schlein distruggerà il Pd

“Sono nativa democratica, quindi non ho potuto aderire al Pci”, si è difesa. Una verità anagrafica che non dice però granché sul suo approccio politico. Purtroppo per lei, a parlare sono le sue stesse dichiarazioni da europarlamentare e i suoi voti quando era seduta sullo scranno di Strasburgo.

“Non può andare lontano”: Vittorio Feltri la stronca la Schlein

Primo imbarazzo, il voto su Nicolas Maduro, dittatore rosso del Venezuela ed erede del caudillo Chavez. Uno degli idoli della sinistra dura e pura, anche in Italia, che ha trovato sponde pure tra i grillini, guarda caso. Sei mesi prima di lasciare l’Europarlamento, con il rivale di Maduro Juan Guaidò sostenuto dagli Usa e una Caracas in piena guerra civile, al Parlamento europeo l’allora presidente Antonio Tajani, ricorda il Giornale, “si batté per sostenere quella chanche di democrazia” e il documento “passò con 439 sì, 104 no e 33 astenuti”. Bruxelles riconosceva Guaidò “come presidente ad interim del Venezuela”.

Primo disastro della sardina Santori: la frase che scatena il caso nel Pd della Schlein

A votare contro e schierandosi di fatto con quella che Tajani definì “una dittatura comunista che affama il popolo” c’era anche la Schlein, su posizioni differenti dal Pd. Nel maggio del 2021, già non più europarlamentare, la Schlein si è schierata anche sul conflitto tra Israele e palestinesi, arringando il congresso di Articolo 1, suoi futuri sostenitori, con queste parole: “Non siamo di fronte a uno scontro simmetrico, i rapporti di forza sono totalmente squilibrati a favore di Israele”. Altro imbarazzo per il Pd: che farà e dirà adesso da segretaria? Quasi scontato, alla luce del suo curriculum barricadero, anche il no alla Tav nel 2018, così come il no al Ceta (l’accordo commerciale tra Ue e Canada) un anno prima. Non c’è che dire: perfetta per riformare l’asse Pd-M5s, a meno che Travaglio non se la sia già legata al dito.

spaventosi marasmi mentali:

– Da non perdere l’incipit del pezzo odierno di Concita De Gregorio: “Domande di semplicità estrema, perché di fronte alle enormità questo succede: l’essenziale torna per incanto a essere tutto quello che serve e che basta. Dunque per esempio. È vero che un modo sicuro per non rischiare la vita è non partire, come saremmo certissimi di non divorziare se evitassimo di sposarci e di avere figli se non facessimo l’amore”. Mi avrebbero bocciato 567.894.837 volte all’esame da giornalista se avessi osato attaccare il pezzo così.

– Che poi l’incipit è pure meno peggio del contenuto. Dice Concita: “I migranti arrivano illegalmente perché abbiamo deciso che sono nemici: essere nati in un posto diverso è un problema loro”. Falso: i migranti arrivano illegalmente perché in tutti i Paesi del mondo, compresa la democratica Norvegia e negli Usa, si entra nei confini nazionali tramite un permesso. Si chiama visto, cara Concita: se non lo hai, o non lo vuoi richiedere, non puoi entrare. E se ci provi sei clandestino.

– Altro piccolo particolare, che Concita sembra non considerare mai. La stragrande maggioranza delle persone che erroneamente si affidano agli scafisti per arrivare in Europa non sono persone che subiscono violenze, stupri, affamate o che altro. Sono migranti economici, e lo dicono le statistiche.(…)

GIUSEPPE DE LORENZO

a parte il terrificante modo d’esprimersi (poverina non è colpa sua) resta il subdolo malefico delinquenziale modo di giudicare il problema : chi ha 8/10000 $ per farsi il viaggio non è ne’ povero ne’ perseguitato…

E’ UN PARASSITA ATTIRATO QUI PERCHE’ IDIOTI ASTRALI ACCOLGONO E MANTENGONO TUTTI IN ALBERGO SENZA LAVORARE !!