Il Pd riparte da Roberto Speranza: perché è il suicidio perfetto
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Pietro Senaldi 22 gennaio 2023
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Il Pd riparte da Roberto Speranza: perché è il suicidio perfetto
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Compagni dai campi e dalle officine, voi non ci siete più, ma in compenso è tornato l’ex ministro Speranza, con un discorso che rilancia il Pd indietro di settant’anni, ai tempi di Peppone. Solo che il comunista in versione 4.0 non ha i baffi ma neppure la simpatia e l’umanità del prototipo stilizzato da Guareschi.
L’ex scissionista dem, già fondatore di Articolo 1, ha poco più di quarant’anni, ma a sentirlo parlare pare il nonno di Bersani, un grigio antenato di Landini, un Bertinotti privo di verve e cultura. Vive in un altro tempo, tant’è che evoca “itempi bui” del fascismo come fossero realtà d’oggi. È forse finalmente la prova inconfutabile che il Covid può avere pesanti effetti sui neuroni, estraniandoti dalla realtà come nessun lockdown ha fatto mai.
L’immemore vaneggia di unità della sinistra, spiegando che è «una scelta moralmente e politicamente obbligatoria», scordandosi di aver contribuito per primo a frantumarlo il Pd, andandosene quando il partito era al 40% dopo essere arrivato terzo su tre alle primarie. Cercava la sua via più a sinistra, ma si è trovato sorpassato da Fratoianni e Conte, perché per fondare un partito non basta avere un padrino come D’Alema alle spalle e una lettera di raccomandazione di Bersani; servono anche carisma, idee e, possibilmente una visione del mondo proiettata in avanti e non all’indietro.