Antonio Socci 05 ottobre 2020
Ora anche il povero san Francesco d’Assisi viene trascinato nelle lotte di potere interne al governo giallorosso. Il paradosso è che a “usare” il santo Patrono d’Italia ieri, ad Assisi, è stato quel Giuseppe Conte che è a capo della coalizione di governo più laicista e anticattolica della storia repubblicana: quella che ha fatto insorgere la Cei per la mancata riapertura delle chiese (scrissero che era minacciata la “libertà di culto”) e che ha fatto insorgere la Cei pure per la legge Zan in cui i vescovi vedono “derive liberticide”. Il Capo del governo – secondo alcuni – sta preparando il terreno a un suo partito che vorrebbe dirsi addirittura d’ispirazione cattolica. Paradosso tipico di un’epoca e di un premier per cui le parole non hanno più nulla a che fare con la realtà.
GIA’ IL FATTO D’APPOGGIARE UN SOGGETTO COME IL MARCHESE DEL GRULLO E’ SEGNO DI GRAVI DISTURBI CEREBRALI E POI……. CATTOLICI ? UNO CHE DISATTENDE QUALSIASI PRINCIPIO CATTOLICO ? DICIAMO PIU’ BERGOGLIANO CHE CATTOLICO NON E’ !
i partiti di ispirazione cattolica sono come le scarpe nere, vanno bene con tutto