Mutilazioni genitali
Cosa non sappiamo
di un rito da cancellare


 

Oggi, 6 febbraio, è la Giornata internazionale per la Tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, messe definitivamente al bando dall’Onu nel 2012. Secondo l’Unicef, oltre 200 milioni di donne al mondo hanno subìto questo rituale che certe società considerano necessario per marcare il passaggio dall’infanzia all’età adulta, con i suoi corollari d’infezioni, mortalità al parto, subalternità di genere, dolore del corpo e dell’anima.

Il web-documentario UNCUT vi porta nel cuore di una ferita femminile tra le più diffuse e meno indagate, attraverso le storie di donne che si sono coalizzate – talvolta a prezzo dell’esclusione sociale – per sradicare la dannosa tradizione in Kenya, Etiopia e Somaliland.
 Con un’inchiesta di datajournalism condotta in Africa e in Europa. E su Io donna in edicola, un reportage da West Pokot, Kenya, con le foto di Simona Ghizzoni.

UNCUT è stato realizzato grazie all’Innovation in Development Reporting Grant Program dello European Journalism Centre e della Bill & Melinda Gates Foundation, in collaborazione con ActionAid  e con l’associazione culturale Zona

Pubblicato da ergatto

curiosi.....

5 pensieri riguardo “

  1. Queste barbarie avvengono, a nostra insaputa, anche in Europa. Nel Regno Unito sono migliaia le ragazzine che sono state infibulate in casa o da sedicenti praticoni immigrati. E la cosa si scopre per caso, magari quando vanno dal ginecologo perché devono partorire. E tutto questo perché? Perché la donna per gli islamici non deve provare piacere sessuale… E’ sporca. E io dovrei integrarmi con una roba del genere? Manco morta!

  2. Per eliminare questa orribile pratica bisogna eliminare coloro che la portano avanti come”tradizione e culto” prima che la legalizzino. Chissà cosa ne pensa la sboldry…..

  3. Malgrado le campagne promosse è una “tradizione” dura a morire. Una vera barbaria…

Lascia un commento