Amato su Zeller: “Giusto rifiutare la fascia tricolore, era un gesto maschilista”. Bufera sull’ex premier

Davide Di Santo 28 maggio 2025
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Giuliano Amato sta con la sindaca di Merano “allergica” al tricolore. Il Dottor Sottile, 87 anni passati per buona parte nelle istituzioni della Repubblica – giudice della Corte Costituzionale e presidente della stessa, nonché ministro e capo del governo – nella cerimonia per gli 80 anni del quotidiano Alto Adige a Bolzano si spinge a sposare la linea di Katharina Zeller in una lectio che in certi passaggi ha un che di sacerdotale, in altri addirittura papale visto il reiterato invito ai giornalisti a «costruire ponti» da bravi pontefici. I fatti. L’ex premier ricorre alla metafora biblica della Torre di Babele per affrontare il tema della convivenza delle comunità che parlano italiano e tedesco. Dio, osserva Amato, avrà detto: «Tenetevi tutti, voi uomini, la vostra identità ma provate a capirvi anche se parlate lingue diverse». Insomma, dialogo e comprensione reciproca anche nella diversità. Per ribadirlo, da pezzo da novanta del PSI, arriva a criticare Bettino Craxi che «voleva addirittura restituire la provincia all’Austria e considerava Saint Germain (i trattati postbellici per la ripartizione del dissolto Impero austro-ungarico, ndr) una ferita. Invece l’autonomia è stata la nostra salvez za». Amato ricorda quando «i sudtirolesi hanno sofferto il fascismo» e, balzando all’oggi, ammette che gli cadono le braccia sentendo che «c’è ancora chi si stupisce che a casa Sinner si parli tedesco». Poco prima il rimbrotto al campione di San Candido, sconfitto al Foro Italico da Alcaraz dopo il lungo stop per la vicenda doping, aveva provocato un malcelato brusio, ma il Dottor Sottile aveva prontamente rimediato invocando la Provvidenza e maggior fortuna al Roland Garros. Il tinello di casa Sinner però porta dritto a un’altra polemica, quella che vede come protagonista Katharina Zeller, 39 anni, neoeletta sindaca di Merano. L’esponente del Südtiroler Volkspartei e figlia della senatrice SVP Julia Unterberger, durante la cerimonia del passaggio di consegne con il predecessore Dario Dal Medico ha platealmente rifiutato di indossare la fascia tricolore scatenando un putiferio. Un gesto visto da molti come anti-italiano e provocatorio, soprattutto per un amministratore pubblico. Ma non da Amato che giustifica lo strappo, aggiungendoci pure una spruzzata di patriarcato che di questi tempi sta bene su tutto, perfino da parte di un protagonista di una stagione politica che ha tenuto le donne ai margini per decenni (chi sa di queste cose parlerebbe di pinkwashing…). «La giovane, simpatica donna», osserva l’ex premier, «ha chiaramente reagito a un maschio impositore che, profittando anche del fatto che lei era donna, e lei lo ha detto, stava imponendo la striscia in un momento in cui, francamente, la striscia non è prevista perché era solo lo scambio tra loro due», è la ricostruzione di Amato. Il quale non solo giustifica l’episodio causato dal «maschio impositore», ma condanna anche i giornali e i media che ne hanno parlato. «Se ne può fare una questione. Non dovrebbe accadere. In realtà questi sono episodi che è bene far scivolare il più possibile senza piantarci grosse grane, ma raccogliendoli come segnale che ci sono ancora delle frizioni che hanno bisogno di essere sciolte». E ancora: «E qui è evidente che i mezzi di informazione hanno un ruolo fondamentale – afferma, riferendosi direttamente ai giornalisti dell’Alto Adige – perché l’importanza che avete in situazioni del genere è enorme (…). Quando i giornali inglesi decidono di abbassare la temperatura» su un fatto, quello «non compare neanche o compare con un titolo minore». Un giornale «che su questioni di questo genere imposta la sua prima pagina, raccoglie veementi opinioni contrapposte e la fa durare per un’intera settimana, in qualche modo fomenta sentimenti che c’è bisogno di appianare». Insomma, i giornali devono fare i «ponti, non distruggerli», rimarca l’ex premier, assicurandosi di far scivolare i fatti scomodi senza troppo clamore. Ma che bella lezione.
I PONTI CON I VILLICI DELL’ALTO ADIGE SONO DIFFICILI QUASI COME QUELLI CON GLI ABITANTI DEL NIGER : BASTA ANDARE PER NEGOZI DA QUELLE PARTI E TOCCARE CON MANO
