Funziona in questo modo: se un magistrato critica l’operato di un politico si tratta molto semplicemente di «espressione del diritto di manifestazione del pensiero», se invece è un politico o, soprattutto, un giornalista a criticare l’operato di un magistrato è diffamazione, con conseguente richiesta danni. Il Consiglio superiore della magistratura, l’organo preposto a tutelare l’autonomia e l’indipendenza delle toghe, non discostandosi da questo principio che ricorda molto da vicino quanto teorizzato a suo tempo dal marchese Onofrio del Grillo, è dunque intenzionato ad archiviare la pratica per incompatibilità ambientale che era stata aperta nei confronti di Stefano Musolino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria.
Il magistrato, segretario nazionale di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, era finito lo scorso anno nel mirino delle consigliere laiche del Csm Isabella Bertolini (FdI) e Claudia Eccher (Lega) per alcune sue esternazioni contro le recenti scelte in materia di contrasto alla criminalità e gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica da parte del governo. Le frasi erano state pronunciate durante un dibattito organizzato presso il centro sociale Nuvola Rossa di Villa San Giovanni, da sempre contrario alla costruzione del ponte sullo Stretto (sulla cui regolarità degli appalti sarà competente proprio la Procura dove lavora Musolino).
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