2. Identità di genere
Identità di genere: percezione che una persona ha di sé. Percepirsi come donna, uomo o altro è uno degli aspetti fondanti l’identità e fornisce modalità di interazione con gli altri. La scoperta della propria identità di genere può avvenire a partire dall’età di tre anni, in quanto è connessa alla percezione di “chi sono io”. Si tende erroneamente a identificarla con la manifestazione genitale, pensando che sesso genitale e genere siano sinonimi. Cisgender o cisgenere: le persone cisgeneri sono quelle che si percepiscono a proprio agio con il sesso genitale e il genere assegnati loro alla nascita.
Transgender o transgenere: con il termine transgender o transgenere si identificano le persone che hanno un’identità e/o un’espressione di genere che non coincide con il sesso assegnato alla nascita. Il termine, coniato nel 1965, ha un’origine medica ma è stato rivendicato, fin da subito, da persone transessuali, transgender e crossdresser. Nel tempo, la parola transgender è stata utilizzata come termine ombrello sotto il quale si identificano le diverse identità di genere non conforme, poiché, rispetto a transessuale, si focalizza meno sul dato biologico e maggiormente sul genere e non implica necessariamente un percorso medicalizzato.
Transessuale: termine di origine medico-psichiatrica che si applica ad una persona che prova un disagio causato dal divario tra sesso assegnato alla nascita e percezione di sé, accompagnato da un forte desiderio di potersi identificare psicologicamente e fisicamente con il genere opposto, o genere di elezione. A seguito di una diagnosi di disforia o incongruenza di genere, la persona transessuale segue un percorso di medicalizzazione, che può prevedere sia l’assunzione di trattamenti ormonali sia differenti interventi chirurgici. Questo percorso, che solitamente si conclude con il cambio del sesso e del nome anagrafico sui documenti, in Italia è attualmente (2022) regolamentato dalla legge 164 del 1982, dal titolo: “Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso”. Il termine transessuale, data la sua connotazione prettamente binaria e patologizzante, è sempre più spesso sostituito con il termine ombrello transgender, transgenere o trans*.
Travestitismo (crossdressing): la categoria ombrello del travestitismo riguarda soggetti, sia cisgeneri che transgeneri, che provano un forte desiderio di indossare abiti del genere opposto ed è più comune negli uomini che nelle donne. In campo medico, il travestitismo rientra tra le parafilie ed è riscontrabile in quei soggetti per i quali il travestimento diventa un feticcio sessuale e una fonte di profondo disagio. Si è soliti anche utilizzare il termine inglese crossdressing, specialmente quando non è presente la componente del feticcio sessuale.
Genere non conforme: questa definizione può essere utilizzata sia in termini di identità di genere che di espressione di genere. Nel primo caso può riferirsi ad identità che sfidano l’immagine tradizionale del genere come binario ed immutabilmente legato al sesso (ad esempio le soggettività trans*). Nel secondo caso invece si parla di mancanza di conformità alle norme ed alle aspettative sociali legate al genere di appartenenza, che mutano in base al tempo e alle società che le esprimono (da esempio, una donna cis- o transgenere che gioca a calcio non è “meno donna”; un uomo cis- o transgenere che ama il rosa non è “meno uomo”).
AFAB/AMAB: sigle, utilizzate con frequenza crescente sia dall’ambiente trans* che da quello intersex, che indicano il sesso e il genere assegnati alla nascita ad una persona, solitamente in base all’aspetto esteriore dei genitali. Rispettivamente possono essere sciolte come Assigned Female At Birth (assegnat* femmina alla nascita) e Assigned Male At Birth (assegnat* maschio alla nascita). Si preferiscono rispetto al riferimento a dati biologici come i cromosomi, talvolta scorretti e spesso fonte di trauma, e forniscono un’ulteriore precisazione ed occasione di inclusività. Ad esempio non tutte le donne sono persone AFAB e non tutte le persone AFAB sono donne, lo stesso vale per uomini/persone AMAB.
Non-binarismo: sotto l’ombrello del non binarismo rientrano quelle persone che non si riconoscono – o non si riconoscono soltanto – nei due poli di genere maschio/femmina. Include un insieme molto vasto di esperienze, pratiche e definizioni spesso in costante mutamento e molto diverse tra loro. Generalmente viene ascritto sotto l’ombrello trans* ma va ricordato come le esperienze trans non binarie siano spesso molto diverse da quelle trans binarie.
Agender (genderless o neutrois): persona che non si identifica con il concetto di “uomo” né di “donna” né in qualsiasi altro genere, e quindi non si definisce in termine di genere (a volte chiamata anche di genere neutro o senza genere).
Demigender: persona che fa propria solo parzialmente e non completamente una particolare identità di genere. Spesso in costruzione con la particolare identità di genere in questione, ad esempio demiboy/demigirl.
Bigender: persona che si identifica, a vari livelli, sia contemporaneamente che separatamente, con i generi maschile o femminile, ma che può anche prevedere l’identificazione con altri generi.
Genderfluid: persone che hanno una fluidità tra i generi, con fluttuazioni più o meno rapide all’interno dello spettro.
Pangender: persona che sperimenta identità di genere multiple, contemporaneamente o separatamente.
Genderqueer: persona che non si identifica con i generi binari, spesso rifiuta ogni forma di etichetta, e la cui identità assume anche un valore politico per decostruire le identità, i ruoli e anche le espressioni di genere binarie.
TRANQUILLI… SIETE SOLO MALATI DI MENTE CHE CERCATE DI CONTRABBANDARE PER NATURALI LE MUTAZIONI DI UN PICCOLISSIMO NUMERO DI SOGGETTI CHE PRETENDE D’IMPORRE IL LORO DEVIATO MODUS VIVENDI
I GENERI UMANI SONO SOLO 2 : PUNTO E BASTA IL RESTO E’…NOIA !
