“Nessuna prova che volevanno uccidere”. Così i giudici hanno ridotto le pene ai killer di Cerciello Rega
I due americani non potevano sapere che Cerciello Rega e Varriale fossero carabinieri: così i giudici hanno ridotto le pene di Elder Finnegan Lee e Gabriel Natale Hjorth
Francesca Galici 23 Settembre 2024 – 21:06

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Sono state rese note le motivazioni della sentenza della Corte di Assise d’Appello dello scorso 3 luglio per l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 mentre prestava servizio a Roma. I giudici hanno ridotto le pene dei due imputati, condannando a 15 anni e due mesi Elder Finnegan Lee e a 11 anni e quattro mesi Gabriel Natale Hjorth, americani, accusati di aver accoltellato il vicebrigadiere. Il secondo ha già ottenuto i domiciliari.
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“Alla luce delle risultanze non appare possibile, aldilà di ogni ragionevole dubbio, riconoscere a Natale il concorso nel reato di omicidio volontario neppure a titolo di dolo eventuale”, si legge nella sentenza, nella quale viene sottolineato dal tribunale che difetta “in primis, la prova della certa rappresentazione e, vieppiù”, della volontà, “rispetto alla inopinata ed improvvisa condotta omicidiaria posta in essere da Elder ai danni del vicebrigadiere Cerciello, che attingeva furiosamente con ben 11 fendenti per mezzo del coltello micidiale che lo stesso aveva portato con sé”. I giudici avevano già fatto venir meno le aggravanti contestate inizialmente ai due americani ammettendo il processo con rito abbreviato. Per i giudici, infatti, “alla luce delle risultanze probatorie, al fine dell’imputazione dolosa dell’evento, risulta carente la prova della certa e chiara rappresentazione, quand’anche prevedibile in capo a Natale e della positiva adesione da parte dello stesso all’evento collaterale del suo agire illecito, costituito dalla morte del Cerciello Rega”.
