Kamala Harris, i media di sinistra cancellano gli articoli per riscrivere la sua storia
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Federico Punzi 28 luglio 2024
Specularmente al triplo salto carpiato di narrazione su Joe Biden, c’è voluto ovviamente il cambio di narrazione su Kamala Harris. Una vicepresidente che fino alla sua candidatura, e rapidissima investitura, era considerata una totale delusione dagli stessi Democratici, nonché dai loro analisti e media amici. Non se la sono mai filata – e giustamente – ed era caduta nel dimenticatoio. Solo ora sembrano essersi improvvisamente ricordati di avere una star della politica, una grande statista chissà perché fino a oggi rinchiusa nel basement.
Stupefacente l’uniformità del nuovo spin al di là e al di qua dell’Atlantico, la rapidità con cui media, commentatori e politici di sinistra hanno adottato le nuove parole d’ordine ripetendole in coro. Sembra essersi messo in moto un enorme gruppo Whatsapp a cui sia arrivata una velina, davvero impressionante. Come accusavano di disinformazione chiunque osasse mettere in dubbio le facoltà mentali di Biden, ora bollano come propagandista di estrema destra chiunque ricordi i precedenti di Kamala. Non basta la sua precoce santificazione. No, l’operazione in corso in queste ore è ancora più ardita e chirurgica.
Quando sui social sono cominciati a circolare video e articoli delle perle di Kamala, subito media e fact-checker sono passati alla rimozione sistematica di qualsiasi traccia potesse risultare imbarazzante, negando anche l’evidenza. Stanno letteralmente riscrivendo la storia.
Un paio di esempi emblematici. Fino a ieri era indiscutibile che nel 2021 alla Harris fosse stata affidata da Biden la responsabilità della gestione della crisi migratoria ai confini con il Messico. Come riportava Stef W. Kight su Axios, la vicepresidente «si occuperà dell’ondata di migranti al confine tra Stati Uniti e Messico» e «guiderà gli sforzi con il Messico e il Triangolo settentrionale (Guatemala, Honduras ed El Salvador) per gestire il flusso di minori non accompagnati e famiglie migranti che arrivano alla frontiera in un numero che non si vedeva dall’impennata del 2019». A scanso di equivoci, la Casa Bianca ricordava ai giornalistiche durante la transizione Biden aveva detto che «qualunque fosse stata la necessità più urgente, si sarebbe rivolto alla vicepresidente, e oggi si rivolge alla vicepresidente». Chiaro a tal punto che la stampa aveva cominciato a parlare di Harris «zar dei confini».
Come sia andata è noto ed evidente a tutti: un totale fallimento. E quindi via allo sbianchettamento. Ora che l’immigrazione è uno dei temi su cui la sua candidatura, come quella di Biden, è più vulnerabile, stanno tutti all’unisono dicendo e scrivendo che Harris «zar dei confini» è una menzogna, un’espressione coniata dalla Campagna Trump e dai Repubblicani. Il via alla riscrittura della storia lo ha dato l’ex consigliere di Obama e ora commentatore della Cnn, David Axelrod, che durante un dibattito ha così corretto un ex deputato repubblicano: «lei non era lo zar dei confini. Le è stato assegnato il compito di recarsi nei Paesi che erano la fonte di questi immigrati e cercare di lavorare con loro per rimuovere gli incentivi che spingevano le persone a venire qui (compito in cui comunque la vicepresidente ha fallito, ndr). Ma non è mai stata lo zar del confine. Non era responsabile del confine».
ED OVVIAMENTE LE EXCORT DEI MEDIA S’ADEGUANO !
