– Ilaria Salis è libera. I cattivoni ungheresi, s’intende la magistratura di Budapest che è stata vituperata per settimane dalla stampa italiana, ha fatto bene e in fretta: appena saputo dell’elezione a Bruxelles, le ha rimosso il braccialetto elettronico e potrà tornare a casa. Tutti felici? Sì. Ma proprio oggi si palesa un incredibile paradosso. Mentre Ilaria viene liberata dalla cattivissima Ungheria, l’Italia tiene ai domiciliari un governatore democraticamente eletto. Parliamo di Giovanni Toti. Perché li paragoniamo? Toti e Salis stanno vivendo la stessa identica situazione giudiziaria. Sono entrambi presunti innocenti. Sono entrambi indagati. Ed entrambi sono stati posti agli arresti domiciliari e non. Le accuse differiscono, sia per entità che per gravità, ma entrambi non sono ancora stati giudicati per quei presunti reati. Della innocenza presunta di Ilaria devono essere convinti anche Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, altrimenti non l’avrebbero candidata a Bruxelles per toglierle le catene dai polsi. Allo stesso modo, il discorso dovrebbe valere per Giovanni Toti. Invece no. Oggi infatti il Gip ha respinto l’istanza di revoca dei domiciliari al Toti, sostenendo che governando potrebbe reiterare il reato o inquinare le prove. Legittimo? Certo, rientra nei poteri del Gip. Criticabile, eccome. Ma non è questo il punto. Perché oggi ci troviamo di fronte ad un paradosso. Il paradosso di vedere “l’orbaniana” Ungheria -dove lo stato di diritto secondo alcuni non esisterebbe- che non esita a scarcerare Ilaria in virtù della sua elezione. E dall’altra la democratica Italia dove un governatore, che si dichiara innocente, verrà privato della libertà sulla base di indizi e accuse tutte da confermare. Cari Bonelli e Fratoianni, ci ricordiamo bene le vostre ire quando i giudici ungheresi negarono la prima volta i domiciliari a Ilaria e quando si rifiutavano di liberarla. Dunque è arrivato il momento di farsi sentire. Per Toti.
– Il Gip che ha respinto l’istanza di scarcerazione di Toti ritiene che potrebbe ancora inquinare le prove o reiterare il reato. Impensabile. Non solo perché solo un cretino commetterebbe lo stesso crimine ora pur avendo media e pm alle calcagna. E poi perché alle prossime competizioni elettorali evocate nel dispositivo, le regionali del 2025, ad oggi Toti non può neppure partecipare per sopraggiunto limite di mandati. È inconcepibile che un giudice invochi le elezioni come motivo per privare un innocente, tale è Toti, della libertà. Ancora più grave che ponga un limite temporale così lontano nel tempo. E ancor peggio che si consideri l’atto stesso di governare, ruolo per cui è stato eletto, un possibile viatico di reati. La carcerazione preventiva deve essere usata con parsimonia, in casi gravi ed evidenti. Invece qui il Gip sembra mettere Toti con le spalle al muro per dirgli: o ti dimetti, o resti dentro.
– Il governatore non deve arrendersi.
ADE non deve farlo neanche la maggioranza di centrodestra. Perché cedere alla magistratura il potere di far dimettere un politico eletto solo arrestandolo sulla base di indizi e teoremi significa danneggiare la democrazia.
GIUSEPPE DE LORENZO

Toti ha molto da farsi perdonare. Molto più della Salis. E lo dice uno che non è certamente di sinistra.
Il Karma non conosce pietà, ma soltanto l’utilizzo di una bilancia giusta ed esatta.