Repubblica per criticare la Meloni cita Al Jazeera (che finanzia Hamas)
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Francesco Specchia 13 maggio 2024
Il giornalismo è negli occhi di chi guarda; è la ricerca «non della verità ma della miglior versione della verità possibile», insegnava il premio Pulitzer Bob Woodward. Bisognerebbe che i colleghi di Repubblica tenessero conto del maestro liberal delle inchieste, prima montare come maionese impazzita il caso “Al Jazeera analizza le proteste dei giornalisti Rai per TeleMeloni”, in un articolo pubblicato sull’edizione di sabato del quotidiano di Molinari; pezzo naturalmente rimbalzato, via social, tra gli indomiti crociati dell’orchitico “Caso Scurati”.
Oramai, ogni volta che viene evocato il “monologo antifascista” commissionato allo scrittore e non andato in onda il 25 aprile a Che sarà di Serena Bortone, ecco, da sinistra, lo scatto pavloviano, la crisi di nervi accompagnata da scarmigliate accuse di nazifascismo. Comprensibile, per carità. Ognuno ha gl’impeti freudiani che si merita. Epperò, tralasciando le trite, estenuate versioni sullo Scurati oscurato, qui il vero problema è un altro. Il problema è che qui Repubblica cita il podcast di Tariq Nafi, collega dell’emittente del Qatar. Il quale, da Doha, riferisce che, dopo Scurati, «i giornalisti Rai hanno organizzato uno sciopero per quello che il loro sindacato ha definito un controllo soffocante da parte dell’amministrazione di Giorgia Meloni e il tentativo di trasformare la rete in “un megafono del Governo”». E che, soprattutto, «è ordinario che in Italia i governi nominino persone lealiste le posizioni di vertice in Rai», sottolinea il giornalista di Al Jazeera, come un Di Trapani qualsiasi, «ma da quando è entrata in carica nel 2022 l’interferenza percepita di Meloni nell’emittente ha indotto alcuni presentatori e dirigenti di alto livello ad andarsene». Non è tutto.

“Minacce di morte alle giornaliste che non hanno scioperato”: scandalo in Rai
LIBERTÁ DI STAMPA
La stessa emittente qatarina, pochi giorni prima, aveva informato che «in quanto emittente pubblica i cui vertici sono scelti dai politici, l’indipendenza della Rai – che ha una quota di ascolto in prima serata pari a circa il 39% – è sempre stata oggetto di dibattito. L’arrivo al potere di Meloni, che ha formato una coalizione con il partito di estrema destra della Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi, ha raddoppiato le preoccupazioni»; e tra le preoccupazioni c’era, ça va sans dire, il calo della nostra libertà di stampa al 41° posto nel World Press Freedom Index (nel 2022 eravamo al 58° posto, ma fa nulla, ndr…). Ora, diamo per scontata la livorosa infondatezza dei testi e l’ammirevole costruzione di una realtà parallela, ché richiederebbero un pezzo a parte.
Resta il vero problema: l’esaltazione, appunto, e l’ostensione, da parte di Repubblica, del pensiero di Al Jazeera a modello assoluto di verità e difesa dei diritti civili. Ragazzi, Al Jazeera. Al Jazeera che denuncia l’autocrazia in Italia. Suvvia, Al Jazeera. Cioè la tv che dal 1996, fondata dall’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa al-Thani e diretta dal di lui cugino Hamad bin Thamer Al Thani, viene ripetutamente «accusata di fomentare il radicalismo islamico, Al Jazeera ha più volte trasmesso i messaggi audiovisivi dei leader dell’organizzazione terroristica al-Qaida e di movimenti ad essa collegati», scrive l’enciclopedia Treccani.
NEMMENO BUONA COME CARTA IGIENICA !!

🎀 Purtroppo il giornalismo attuale credo sia molto diverso dal pregresso, infatti risulta spesso infetto.
L’infezione deriva dai proprietari editoriali schierati, e dal servaggio di alcuni giornalisti troppo allineati.
Non esiste più Verità come servizio di stampa e media. Entrambi si spartiscono il potere e vanno avanti calpestando il povero popolo bue, troppo fiducioso o troppo distratto.
Alcuni importanti giornali, tra cui “Repubblica”, stanno perdendo terreno, e stanno scivolando su terreni melmosi …