– Letto l’intero faldone delle accuse a Giovanni Toti, non resta che rivendicare un principio: il governatore non si dimetta, non ceda alle pressioni, non dia nuovamente alla magistratura il potere di decidere chi resta in corsa. I giudici sono liberi di indagare chi vogliono e, se lo ritengono necessario, anche di sottoporli a misure cautelari nel rispetto delle regole. Ma l’indagato resta innocente fino a prova contraria, anche se è un esponente politico. E quindi fino allo svolgimento del processo è pienamente legittimato a mantenere il suo ruolo.
– Impossibile non notare un dettaglio. I presunti reati risalgono a quattro anni fa, l’inchiesta nasce nel 2020 e la richiesta di misure cautelari a dicembre dello scorso anno. Se tra la domanda del pm e la risposta del gip sono passati cinque mesi, e tra il reato e l’arresto qualche anno, come è possibile che sussistano ancora le esigenze cautelari?
– La risposta arriva dal provvedimento del Gip: Toti va arrestato perché altrimenti, alle prossime elezioni, potrebbe reiterare il reato mettendo il suo ruolo a disposizione di imprenditori che chiedono favori in cambio di finanziamenti o voti. Occhio, perché siamo di fronte a una deriva pericolosa: in Italia si vota praticamente ogni anno e se un pm può mettere ar gabbio un politico sulla base del pericolo che possa dispensare favori in vista delle elezioni, ogni indagine su qualunque esponente politico finirebbe in manette.
GIUSEPPE DE LORENZO

Giuste considerazioni per chiunque altro incappato nelle maglie della malagiustizia.
L’uomo in questione tuttavia non vale un emerito e il danno sociale è minimo.