Gay Pride a Roma, “Unioni civili? Non basta”. Ecco l’agenda della battaglia lgbt
Adozione, matrimonio egualitario, legge contro l’omofobia. Sono alcune delle rivendicazioni raccolte tra le tante voci che hanno animato il Roma Pride, il corteo dell’orgoglio lgbt che alle 16.00 è partito da piazza della Repubblica per dirigersi verso piazza Venezia. Slogan della manifestazione di quest’anno, la prima dopo l’approvazione della legge sulle Unioni civili, è “Chi non si accontenta lotta“, a dimostrazione del fatto che le nuove norme vengono considerate solo un primo, importante passo verso il pieno riconoscimento dei diritti. Nell’agenda delle battaglie lgbt è compresa la tanto discussa stepchild adoption, che all’ultimo momento è stata stralciata dal testo di legge approvato in Parlamento. “Ma il Pride non si ferma a Roma. Il 25 giugno – annuncia il Gay Center – saremo a Latina per il Lazio Pride per manifestare anche contro l’appello anti-gay firmato da alcuni candidati locali che vogliono fermare il contrasto all’omofobia nelle scuole e nel comune laziale”
IL FATTO QUOTIDIANO

Io dico sì al matrimonio in comune. No a quello in Chiesa. Sì alla legge contro l’omofobia, sì al contrasto all’omofobia e a ogni forma di discriminazione già a partire dalle scuole. NO forte e deciso alla Stepchild Adoption, a meno che l’altro coniuge non sia morto. Metti che una donna lasci il suo uomo, e che hanno un figlio. Lei si scopre lesbica e va a vivere con un’altra donna. Cosa pretende? Di portar via il figlio al marito e pretende che la sua compagna diventi suo genitore? NOOOOOO!! Il genitore ce l’ha già!!! E’ quello che è stato abbandonato, e che ha diritto di stare con il PADRE!!, NON con la moglie che lo ha ABBANDONATO per farsi i porci comodi suoi!!!!!
Scusa lo sfogo.