ABUSIVI, INCAPACI E DISTRUTTORI:

Pubblica amministrazione, Matteo Renzi vuole pagare gli statali per non lavorare

 

Più che uno scivolo, è uno scivolone. Lo scivolone di Renzi. Per risolvere il problema della pubblica amministrazione, in effetti, il governo ha un’idea geniale: lasciare a casa gli statali pagando loro il 65 per cento dello stipendio. Stupendo, no? Siccome non si riesce né a farli lavorare né a licenziarli, ecco trovato il classico compromesso all’italiana: non li si fa lavorare, non li si licenzia. Ma li si paga per non fare nulla. Sì, certo: debbono subire una piccola decurtazione dello stipendio. In compenso, però, possono restare a oziare tutto il giorno sul divano di casa o possono andare a zonzo o a pesca in riva al mare. Possono fare quello che vogliono, insomma, sempre pagati puntualmente. Purché non vadano mai più in ufficio.

La #svoltabuona è una bella riforma che nemmeno Remo Gaspari sarebbe riuscito a immaginare così. C’è riuscita Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione in quota Peppa Pig. Il piano, come ci informa «Il Messaggero», è articolato e complesso. A loro piace chiamarlo «esonero intelligente». Consiste in questo: ai dipendenti pubblici che lavorano lontano da casa viene proposta una nuova collocazione vicino al loro comune di residenza, in cambio di una piccolo sacrificio sullo stipendio (20-25 per cento del totale). Se quelli rifiutano, allora, li si lascia direttamente a casa con un sacrificio appena maggiore (35 per cento). Semplice, no? E se questo è l’«esonero intelligente», beh, forse Einstein era un cretino.

Immaginate, infatti, la scena nell’ufficio del catasto di Roma. Viene chiamato il commesso Esposito Gennaro. «A lei mancano cinque anni alla pensione, vero?». Quello annuisce. «Vedo che lei è ancora residente in Campania. Vorrebbe tornare vicino a casa?». «Ci andrei di corsa, dotto’». «C’è un posto in Comune, manutenzione giardini, c’è un gran bisogno». «Uh, dotto’, proprio i giardini… Sa com’è: sono allergico alle piante». «Allora potremmo mandarla al tribunale civile a mettere ordine nei faldoni…» «Ci andrei volentieri, dotto’, mi creda: ma sono allergico agli acari dei faldoni». «E allora vada all’Inps. C’è bisogno di aiuto lì: che ne dice?» «Insomma… io all’Inps ci andrei volentieri, le dico davvero dotto’. Il fatto è che l’ufficio sta al quarto piano e io soffro di vertigini…». A quel punto il commesso Esposito Gennaro viene comandato al salotto di casa sua. Che, in effetti, è assai più comodo di ogni altra sistemazione, persino della comodissima Inps.

L’esonero, in effetti, è così intelligente che prevede una decurtazione del 20-25 per cento dello stipendio per chi accetta di svolgere un’altra mansione e appena del 35 per cento per chi invece sceglie di non fare nulla (o, se proprio vuole, di cercarsi un lavoro in nero). Ditemi voi: ma chi sarà così fesso da accettare la prima soluzione? E qui si dimostra quanta intelligenza c’è nella riforma intelligente: viene premiato (con il diritto all’ozio prepagato) chiunque rifiuti in ogni modo di collaborare, cioè chiunque escluda qualsiasi possibilità di trasferimento, cioè chiunque dica no alla mobilità per partito preso. Ma non dovevamo puntare su meritocrazia e flessibilità?

Niente da fare: la grande rivoluzione della Pubblica amministrazione riparte da schemi assai noti. Compreso il fatto che lo scivolo (pardon: lo scivolone) di Renzi, come ci tengono a far sapere gli strateghi dell’esonero intelligente, non riguarda tutti i lavoratori, ma solo quelli vicini alla pensione. Ora voi direte: vicini quanto? Un anno? Due? Tre? Macché: cinque. Cinque anni. Proprio così: cinque anni di scivolone per i dipendenti pubblici, alla faccia degli altri lavoratori che tra un po’ dovranno lavorare fino a ottant’anni per garantirsi uno straccio di pensione. E alla faccia dei giovani che la pensione non la vedranno mai.

Non sappiamo se l’esonero intelligente sia frutto dell’intelligenza pura di Renzi, o di quella della Peppa Marianna Madia Pig, o di una delle migliaia di mail che il governo s’è vantato di aver ricevuto dopo l’annuncio della riforma della pubblica amministrazione. E non sappiamo quali altre geniali misure stiano preparando per il 13 giugno, il D-Day annunciato per il varo definitivo del provvedimento: si parla di prepensionamenti (pure quelli!) e di altri svariati scivolini in formato mignon, oltre che dell’abolizione del «trattenimento in servizio». Lo vedremo. Intanto ci basta sapere che l’idea forte del progetto è pagare un sacco di statali perché non facciano nulla. Non male no? È vero che accade anche adesso. Ma se non altro, adesso, abbiamo qualche piccola soddisfazione: gli statali che non fanno nulla, per esempio, possiamo chiamarli fannulloni o assenteisti. Invece, con la nuova riforma Renzi-Madia, li dovremo chiamare solo «esonerati intelligenti». Perché, in fondo, nella fossa della Marianna, la morale è sempre la stessa: da una parte ci sono quelli che non lavorano e che incassano e che dunque sono chiamati intelligenti; e dall’altra ci sono quelli che lavorano e che pagano. Noi. I soliti stupidi, per l’appunto.

di Mario Giordano

 

FOLLIA PURISSIMA SPACCIATA PER RIFORMA  “INTELLIGENTE” ……

IN EFFETTI E’ IL MASSIMO CHE SI PUO’ PRETENDERE DA CHI INCASSA TANGENTI E CON “SUPERIORITA’ MORALE” FA FINTA DI NULLA…..

Pubblicato da ergatto

curiosi.....

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