LIBERTA’ DI RELIGIONE SOLO PER GLI ALTRI ?

La Corte europea ci vieta di battezzare i nostri figli

Una violenza su un bambino, indifeso e «giuridicamente incapace». Di quale violenza orribile, perpetrata ai danni dei più piccoli, si tratta? Su cosa è intervenuta con forza la Corte europea dei diritti umani? Si tratta del battesimo. Sì, il battesimo lede la libertà di coscienza del neonato e si configura come una vera e propria violenza nei suoi confronti. La Corte, incaricata di garantire il rispetto della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), si è così espressa, qualche giorno fa, trovandosi a giudicare il ricorso presentato da una madre italiana che si era vista condannare da un tribunale di casa nostra. La donna, che all’epoca dei fatti si era opposta al battesimo del figlio e che, ciò nonostante, non aveva potuto impedire che il rito si celebrasse ugualmente per volere del marito, aveva chiesto al giudice italiano che il sacramento venisse annullato.

Il tribunale, invece, ha emesso nei suoi confronti una sentenza di condanna per minacce e abbandono del tetto coniugale, in quanto la donna aveva abbandonato il marito, che appunto voleva battezzare il bambino. La Corte Europea ha quindi condannato l’Italia non solo per non aver riconosciuto il diritto della donna di opporsi al battesimo del proprio bambino, ma anche per aver violato la libertà di pensiero, di coscienza e di religione (di cui all’art. 9 della CEDU) del neonato stesso: «L’Italia permettendo il battesimo ai neonati, viola l’articolo 9 della Convenzione Europea in combinato disposto con l’articolo 14, in quanto i neonati non sono ancora in grado di intendere e di volere o emettere un atto personale e cosciente e, nella fattispecie, sono obbligati e far parte di un associazione religiosa per tutta la vita», si legge nella sentenza. Non solo.

La Corte ha deciso che fosse suo dovere intervenire proprio sull’istituto del battesimo: «L’imposizione del rito chiamato sacramento tradisce il carattere di una dottrina che considera le persone come oggetti, il cui destino è deciso a loro insaputa da un’organizzazione religiosa. Infatti, il battesimo impone al battezzato un sigillo indelebile, facendolo diventare a tutti gli effetti un iscritto e membro a sua insaputa e volontà e assoggettandolo alla suoi regolamenti e alla sua autorità». Viene quindi fatto riferimento al canone 96 del Codice Cattolico di diritto canonico: «Mediante il battesimo l’uomo è incorporato alla Chiesa di Cristo e in essa è costituito persona, con i doveri e i diritti che ai cristiani, tenuta presente la loro condizione, sono propri».

La conclusione, dunque, è che la pratica del battesimo «lede il superiore interesse del bambino, sancito dall’art. 3, dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia – ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176 – che prevede che in ogni decisione, azione legislativa, provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata deve salvaguardare l’interesse superiore del bambino». L’Italia, entro sei mesi, dovrà dare esecuzione alla sentenza e adottare le misure necessarie per sanare la violazione. Le prospettive che si aprono, a questo punto, sono molto più ampie. Lo ha spiegato Gianni Battisti, avvocato della donna che ha dato l’avvio alla vicenda, che ha trionfalisticamente annunciato: «Mi auguro che la sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani ci aiuti ad far approvare quanto prima una proposta di legge che presenteremo in parlamento con le 850000 firme già raccolte, che introduce il reato di violenza religiosa sui minori».

La configurazione di un reato di violenza religiosa sui minori, dunque, è il prossimo obiettivo. Saranno contenti i fautori dello «sbattezzo», ossia la pratica che consente a chi lo voglia di «togliersi» la macchia del battesimo e risultare così fuori dalla Chiesa cattolica. Secondo l’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti), che tiene aggiornata una «mappa» degli sbattezzi, in Italia ne sono stati registrati 2980. In particolare, la regione che ne conta di più è la Lombardia. Una curiosità: secondo questa mappatura, ci sarebbero 11 sbattezzi nella Città del Vaticano. La Chiesa cattolica ha definito una procedura di defezione formale dalla Chiesa, l’Actus formalis defectionis ab Ecclesia catholica. Non riconosce effetti «spirituali» alla pratica dello sbattezzo, perchè, essendo il battesimo un sacramento, esso può essere tolto solo da Dio, mentre ne riconosce alcuni pratici.

di Caterina Maniaci

RIVENDICO IL MIO DIRITTO DI PROFESSARE LA RELIGIONE CHE VOGLIO !

IL REATO DI VIOLENZA RELIGIOSA SUI MINORI E’ CONCEPITO DA FUMATI !!!!

INFIBULAZIONI, BURKA UND SIMILIA ?????

ROBA DA RIDERE ?

COGLIONS !!!!!

MAOISMO STRISCIANTE DI RITORNO:

il finto rottamatore…..
l’abusivo al potere senza il voto di nessuno…..
l’ex rottamatore che ha sistemato tutti gli amici di merende nei posti giusti……
il democristiano che s’allea con chiunque ..se serve…..
il Robin che ruba ai pensionati per dare a …?????
il genio che vuol far pagare il canone anche a chi non ha la tv !!!!!

GIOCA LA PALLONE E LA RAI

 

TRASMETTE IN DIRETTA !!!!!

 

MAO CI FA DUE BAFFI……

il governo durera’ sino al 2018….
dice l’abusivo ….
abolite anche le elezioni….
dopo aver conquistato il potere con un golpe pilotato dalla mummia !

POVER’UOMO !!!!!

“Io, i miei errori e le Europee. Sembrerebbe il titolo dell’autobiografia di un maldestro latin lover americano alle prese con il gentil sesso del vecchio continente: ma la “e” in maiuscolo di “europee” tradisce il significato di un dramma personale che da politico si sta facendo esistenziale. Per nemesi.
Era il 31 dicembre scorso quando Antonio Di Pietro consegnò al Fatto le volontà attuali e future, completando la riflessione con un auto incoraggiante «Ho ancora una vita davanti» che manco quell’immortale di Berlusconi si sognava di ripetere nei momenti peggiori.

Il guaio è che quella «vita davanti» s’è capovolta d’incanto. Già, perché Di Pietro la sòla, stavolta, l’ha beccata lui considerando l’incipit dell’intervista rilasciata a Luca De Carolis, abbrivio di quelli tosti e sbrigativi, alla Di Pietro insomma. Che così esordì: «Mi candiderò alle Europee perché voglio riportare l’Idv in tutte le istituzioni». S’è visto: per ora non se ne parla, almeno non con un candidato che abbia quel cognome e quel nome perché del front man del giustizialismo italiano non c’è traccia in nessuna circoscrizione. Il mito di Cronos rovesciato, non il dio che divora i suoi figli ma questi che divorano gli avanzi del padre.

Semplicemente fregato, sistematicamente obliterato o candidamente consigliato di tenersi alla larga visto che, ormai, per un beffardo scherzo della storia, dire Di Pietro significa dire “impresentabile” (stando alla logica che ha animato la sua parabola professionale e politica)? Da qualunque angolatura la si osservi è così: Tonino, nonostante generosi sforzi per recuperare il suo popolo – che, peraltro, abbonda di sostituti anche più feroci e meno simpatici dell’ex poliziotto fattosi pm – non ce l’ha fatta a realizzare il disegno fissato sulle colonne del giornale di Padellaro&Travaglio.” (…) LIBERO

CI VUOLE UNA BELLA FACCIA PER CIRCOLARE ANCORA E PRESENTARSI CANDIDATO…..
MENO MALE CHE I SEGUACI SONO MEGLIO DELL’EX CAPO….

ADDIO !!!!!

TALE DONNA PRASSEDE, IN ARTE BOLDRINOWA....
HA DETTO CHE VUOLE ANDARE IN SOMALIA AD ESPORTARE LA DEMOCRAZIA.....
ECCO, PRIMA SPIEGATELE COS'E' E POI...
SPEDITELA SENZA RITORNO !!!

QUATTI QUATTI……..

I nostri baldi governanti eletti da nessuno ….
approvano quel che vogliono…
con l’appoggio dei sodomiti e fuorusciti grilli….

ESEMPIO TERRIFICANTE DI NON DEMOCRAZIA DOVE 4 GATTI HANNO OCCUPATO LA STANZA !!!
SVEGLIATEVI !!!!!!