– È morto Joseph Ratzinger, cioè papa Benedetto XVI. E io sono sconvolto. Non tanto per l’ipocrisia di chi non lo hai mai davvero digerito (tutti i giornali, i progressisti e i cattolici “adulti”), ma soprattutto dalle note stampa e dalle dichiarazioni della Cei, dei vescovi, dei prelati di tutto il mondo. Ho cercato in agenzia: quasi nessuno, a parte lodevoli eccezioni che si contano sulle dita di una mano, nei messaggi di cordoglio ha citato la difesa dei “principi non negoziabili” e la lotta contro la dittatura del relativismo. Sono i pilastri del suo magistero eppure li hanno volutamente ignorati. È un po’ un insulto alla sua memoria.
– Vorrei ricordare che nel 2008 l’Università La Sapienza di Roma si ribellò contro la presenza del pontefice all’inaugurazione dell’Anno Accademico. Alla fine, Benedetto dovette rinunciare. È stata la più orripilante censura dell’ultimo millennio.
– La verità è che non lo avete mai amato. Non era smart, ma un teologo sopraffino. Un conservatore, poco incline a piegarsi alle “modernità”. E la stampa tutta non ha aiutato a renderlo popolare. Dice un commerciante di ricordi a Roma: “I gadget del Papa emerito Benedetto XVI non sono purtroppo molto richiesti, essendo ormai andato un pò nel dimenticatoio”. Capito?
– Piccola curiosità. Nel messaggio diffuso da monsignor Perego, presidente della fondazione Migrantes, si citano i discorsi che Ratzinger fece per le giornate delle migrazioni. Ma tra tutti i principi espressi, guarda caso, non è riportato il passaggio in cui Benedetto XVI sottolinea il “diritto a non emigrare”. Pura dimenticanza?
GIUSEPPE DE LORENZO